Il 6 settembre il presidente del Senegal Bassirou Diomaye Faye ha annunciato un rimpasto di governo, con nuovi ministri della giustizia, dell’interno e degli esteri. Il precedente esecutivo era stato criticato – anche da alcune frange del partito Pastef, al potere – per la sua lentezza su alcune questioni importanti, come la crisi economica e le inchieste sulle violenze politiche che hanno causato decine di morti tra il 2021 e il 2024. Il Senegal ha un deficit di bilancio del 14 per cento, un debito pubblico pari al 119 per cento del pil, un tasso di disoccupazione intorno al 20 per cento, mentre il 35,7 per cento della popolazione vive in povertà. “Peccato che il rimpasto non sia stato l’occasione per ridurre il numero dei ministri e dare un segnale di sobrietà alla popolazione, chiamata a sopportare fardelli sempre più pesanti”, scrive Enquête. Secondo il giornale, inoltre, la nomina a ministro dell’interno di Mouhamadou Bamba Cissé, l’avvocato del premier Ousmane Sonko, solleva preoccupazioni perché fa temere che Sonko voglia mantenere uno stretto controllo sull’organizzazione delle elezioni. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 23. Compra questo numero | Abbonati