◆ Gli interventi di geoingegneria non saranno sufficienti a limitare gli effetti del cambiamento climatico nelle regioni polari, ha concluso una revisione delle principali proposte in questo senso pubblicata su Frontiers in Science. I ricercatori hanno valutato i progetti in base a sei criteri: efficacia, realizzabilità, costo, consenso internazionale, effetti ambientali e rischio di creare aspettative irrealistiche. Nessuno ha superato l’esame. L’installazione di enormi tende sottomarine per impedire all’acqua di mare di infiltrarsi sotto i ghiacci potrebbe non avere gli effetti sperati e le navi necessarie sarebbero costantemente esposte al rischio di collisioni con gli iceberg. Anche aspirare l’acqua che scorre sotto i ghiacciai per rallentare il loro scivolamento presenta ostacoli tecnici insuperabili, così come pompare l’acqua di mare sulla banchisa per farla congelare. Coprire la superficie dei ghiacci con minuscole sfere di vetro potrebbe favorire la riflessione della luce solare, ma questi oggetti potrebbero essere tossici per gli organismi marini. Cercare di ottenere lo stesso effetto spruzzando solfati nell’atmosfera avrebbe un effetto limitato ai poli, perché sono al buio per molti mesi all’anno. Infine fertlizzare le acque polari per favorire la crescita del fitoplancton è risultato inefficace in molti test e potrebbe accelerare il calo dei livelli di ossigeno. Il rischio più grave, avvertono i ricercatori, è che queste proposte ci distraggano dall’unica soluzione che funziona, ovvero ridurre le emissioni di gas serra.
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Questo articolo è uscito sul numero 1631 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati