Il fatto che l’Ucraina sia impegnata in una lotta per la sopravvivenza contro la Russia non significa che abbia il diritto di comportarsi come il suo vicino autoritario. Oggi, come principale testata indipendente in inglese del paese, il Kyiv Independent ha il dovere di individuare e denunciare questo rischio.

Diverse notizie recenti fanno pensare che la leadership ucraina stia progressivamente sabotando le istituzioni democratiche e lo stato di diritto. L’evento più allarmante è senz’altro l’indagine avviata contro Vitalyj Šabunin, fondatore e attivista della più importante organizzazione ucraina nella lotta alla corruzione, e oggi accusato di renitenza alla leva. In realtà Šabunin si è arruolato volontario nei primi giorni dell’invasione russa, ma durante il suo periodo di servizio non ha mai abbandonato la battaglia contro la corruzione. Per questo ha passato alcuni giorni a Kiev. Adesso le forze dell’ordine ucraine sostengono che si sia sottratto al servizio militare.

L’indagine è in corso da tempo, ma negli ultimi giorni c’è stata una netta accelerazione. Gli agenti hanno perquisito l’abitazione di Šabunin a Kiev e la base militare al fronte in cui ha prestato servizio. L’obiettivo? Trovare il suo cellulare.

Tutti i dettagli sulla gestione del caso fanno pensare che il vero scopo delle autorità sia perseguire un avversario politico, non fare giustizia. Ma perché un attivista è diventato un nemico dello stato?

Šabunin e la sua organizzazione guidano da un decennio un movimento civico che protesta contro la corruzione e chiede riforme. Tutti gli organismi per la trasparenza e l’integrità pubblica esistenti oggi nel paese sono stati creati grazie all’attività di Šabunin, che continua a invocare riforme anche nelle forze di sicurezza.

Quando sentite dire che l’Ucraina ha “una società civile molto attiva”, buona parte del merito va a Šabunin e a chi collabora con lui. Tutto questo è stato riconosciuto anche da Volodymyr Zelenskyj, che quando era candidato alla presidenza nel 2019 ha incontrato pubblicamente Šabunin per discutere di lotta alla corruzione. Quell’alleanza, però, ha avuto vita breve, e negli ultimi anni l’attivista ha criticato spesso Zelenskyj e i suoi più stretti collaboratori.

Di recente Šabunin si è concentrato sul ministero della difesa, accusandolo di inefficacia nell’approvvigionamento di armi per l’esercito e di non aver saputo incrementare la produzione bellica.

Uno scontro tra due mondi

Sottolineare pubblicamente l’incapacità del governo è sufficiente per essere considerati nemici dello stato? Succede solo in un caso: quando il governo ha a cuore più la sua sopravvivenza che gli interessi dello stato. Un attacco contro l’attivista anticorruzione più famoso del paese non può arrivare senza l’approvazione tacita di Zelenskyj, se non addirittura con il suo permesso esplicito. In questo modo, però, il presidente non solo mette a rischio il futuro democratico dell’Ucraina, ma fa un regalo ai nemici del paese, impazienti di assistere allo spettacolo della nostra società che va in pezzi.

Se davvero Zelenskyj ha autorizzato l’attacco contro Šabunin, deve fare un passo indietro prima che sia troppo tardi. Se invece non l’ha fatto, deve capire chi è il responsabile e trarne le dovute conseguenze. Perché, chiunque sia stato, non sta facendo l’interesse dell’Ucraina.

La persecuzione di Šabunin non è un caso isolato. Altri fatti dimostrano che la leadership ucraina è incline a forzare le regole e a farla franca. L’8 luglio il governo ha scandalosamente bocciato la nomina di Oleksandr Tsyvinsky, il nuovo direttore dell’agenzia che indaga sui crimini finanziari, scelto con un procedimento indipendente, rinviando così l’urgente riforma dell’istituzione. L’esecutivo voleva una persona più facile da controllare.

Un altro problema riguarda la strumentalizzazione del consiglio per la difesa e la sicurezza nazionale. Oggi le misure adottate da quest’organismo non servono a proteggere la sicurezza del paese, ma sono usate come armi extragiudiziarie per colpire gli oppositori. Il bersaglio più noto è l’ex presidente Petro Porošenko, il principale avversario di Zelenskyj. Per quanto la sua condotta possa essere discutibile, dovrebbe essere sottoposta a un processo regolare, non punita con sanzioni arbitrarie. E poi ci sono le pressioni sui mezzi d’informazione (inoltre, il 22 luglio Zelenskyj ha promulgato una legge che cancella l’indipendenza delle due istituzioni anticorruzione del paese).

Zelenskyj si è dimostrato un leader capace al livello internazionale, ottenendo armi e sostegno per l’Ucraina. Ma sul fronte interno ha il dovere di difendere e sostenere le istituzioni democratiche.

Questo stesso compito ce l’ha anche un’altra entità, che però in questi giorni è rimasta sorprendentemente in silenzio. In passato la comunità internazionale, a cominciare dal G7, era garante del rispetto dello stato di diritto e della democrazia in Ucraina. Le ambasciate straniere a Kiev elogiavano le riforme e denunciavano le misure antidemocratiche, come gli attacchi alla libertà di stampa. Eppure non hanno detto nulla sulla vicenda di Šabunin. Nell’ultima dichiarazione pubblica gli ambasciatori del G7 si erano complimentati con Kiev per la scelta di Tsyvinsky come capo dell’ufficio per la sicurezza economica. Quando però il governo ha respinto la nomina, i rappresentanti internazionali non hanno battuto ciglio.

Alla fine il punto è semplice: la guerra non può essere un pretesto per sgretolare la democrazia né un motivo per non vigilare sugli abusi di potere. La giustizia selettiva e la persecuzione degli oppositori politici sono incompatibili con il tipo di paese che l’Ucraina vuole diventare.

Abbiamo sempre sottolineato che la guerra non riguarda solo la difesa del territorio. “È uno scontro tra due mondi, due sistemi di valori opposti”, si leggeva in uno dei nostri primi editoriali.

Non sono parole vuote. Di sicuro non per i difensori dell’Ucraina che muoiono combattendo per un paese libero, non per uno stato autoritario. Il governo ucraino e tutti quelli che hanno la possibilità d’influenzarlo dovrebbero tenerlo bene a mente. E fare di tutto per difendere questi valori. ◆ as

The Kyiv Independent è il principale sito d’informazione ucraino in inglese. Fondato nel 2021 da un gruppo di giornalisti usciti dal quotidiano Kyiv Post, ha una linea editoriale indipendente ed è finanziato quasi interamente dai lettori.

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Questo articolo è uscito sul numero 1624 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati