“Dopo aver saputo di Koh Kra non sono riuscita a dormire per tre giorni”, dichiara la narratrice del commovente e meticolosamente documentato romanzo d’esordio di Cecile Pin. La tragedia di Koh Kra avvenne nel 1979 su un lembo di terra al largo della costa della Thailandia meridionale. Lì, una banda di pescatori intercettò una barca di rifugiati vietnamiti. Nel corso di 22 giorni da incubo le donne e le ragazze furono ripetutamente stuprate, mentre gli uomini e i ragazzi furono derubati, assassinati o abbandonati in mare a morire. Il massacro di Koh Kra è uno dei fatti realmente accaduti che fanno da sfondo al racconto di Pin sull’esperienza dei rifugiati vietnamiti e sui costi psicologici ed emotivi della sopravvivenza e dell’assimilazione culturale. Il libro si apre tre anni dopo il ritiro delle truppe statunitensi, con il Vietnam sconvolto sotto ogni punto di vista. Anime erranti esplora il costo umano di una tragedia su vasta scala attraverso la storia della sedicenne Anh, del fratello tredicenne Minh e del fratellino di dieci anni Thanh, separati dai genitori e da altri quattro fratelli più piccoli quando la famiglia tenta di compiere il pericoloso viaggio verso Hong Kong su due imbarcazioni diverse. Purtroppo solo Anh, Minh e Thanh arrivano a destinazione. Quella che segue è una saga dolorosa, in cui l’innocenza è rapidamente sostituita da un traumatico presente. I tre fratelli vengono smistati tra campi profughi e centri di detenzione prima che la loro domanda di emigrazione negli Stati Uniti sia respinta. Si ritrovano nel Regno Unito, una cosa che “non faceva parte del piano. Non era la vita che i genitori avevano immaginato per loro”. Anime erranti è scritto con una prosa limpida, precisa, molto leggibile e sobria, che conferisce alla trama una chiarezza notevole per un romanzo d’esordio. Se a volte la semplicità del tono rischia di sembrare emotivamente piatta, a causa dello stile misurato e del rifiuto di qualsiasi sentimentalismo, ciò sembra derivare dalla sensibilità con cui Pin tratta il materiale storico più che da una mancanza di empatia. Al contrario, si tratta di una saga toccante, con un cuore sofferente e palpitante nel posto giusto, e segna l’arrivo di un talento letterario ambizioso e promettente. Sharlene Teo, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1622 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati