Si entra senza far rumore nella storia di Francesca e Giulio, due cowboy italiani seguiti per due anni da Michele Cinque per il suo documentario. Questa giovane coppia ha deciso d’importare i beefmaster, una razza bovina nordamericana capace di resistere al caldo estremo e alla siccità del sud del Texas, per allevarli in libertà sui monti della Tolfa, una zona selvaggia non così lontana da Roma. Ma l’impresa di Francesca e Giulio ha molto poco di italiano. Tutto di loro parla dell’America: i vestiti, le selle, la tv di casa perennemente sintonizzata sui canali statunitensi che trasmettono rodei. Scopriamo la loro storia nelle conversazioni tra Francesca e la figlia, filo conduttore del documentario. Sono felici e soddisfatti, nonostante le avversità. La loro mandria è minacciata dai lupi, arrivati dall’Abruzzo negli anni cinquanta. “Ne mancano novanta all’appello”, dice cupo Giulio a fine estate, al momento del censimento annuale. Ma non sono solo i lupi a ostacolare il sogno della coppia. Il loro modo di allevare il bestiame è il futuro, cosa che non convince lo spietato dirigente di banca che replica seccamente: “Le emissioni di Co2 sono un argomento per intellettuali. Qui si tratta di vendere bistecche”.
Anne Branbergen, De Groene Amsterdammer
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Questo articolo è uscito sul numero 1622 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati