Il terzo romanzo di Korneliussen racconta una storia al tempo stesso familiare – le avventure urbane dei ventenni, tra feste, amori e tradimenti – e insolita per lo sguardo alle vite degli inuit groenlandesi di città di cui la maggior parte dei lettori non sa nulla. Una notte a Nuuk si svolge nell’arco di alcune settimane nella capitale della Groenlandia, Nuuk, ed è suddiviso in cinque capitoli, ciascuno dei quali offre la prospettiva di un personaggio diverso, aggiungendo lentamente contesto ai tre eventi chiave del romanzo: un incontro, un tradimento e una riconciliazione. Poiché la storia è raccontata di volta in volta da un personaggio diverso, e per lo più in prima persona, l’ordine dei capitoli influenza il modo in cui il lettore interagisce con la narrazione, tanto che Fia, protagonista del primo capitolo, sembra essere il personaggio principale. Continuando la lettura, scopriamo che è piuttosto scollegata da alcuni dei momenti strutturanti del romanzo: conosce appena la sua coinquilina, non si rende conto che Inuk, il suo fratello giornalista, sta affrontando la propria omofobia interiorizzata in quanto uomo gay groenlandese, né che la coinquilina Arnaq ha tradito la fiducia di Inuk rivelando la sua relazione gay, costringendolo a fuggire in Danimarca. Il romanzo è destinato a confondere le aspettative. Perché i suoi personaggi sembrano stranamente familiari, con problemi non così simili ai “nostri”? Per rispondere e per evitare di fare inutili affermazioni universalizzanti, non resta che leggerlo. Sean Guynes, Pop Matters

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Questo articolo è uscito sul numero 1621 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati