Aldo Ciccolini era nato a Napoli il 15 agosto 1925: il più francese dei pianisti italiani tra poco avrebbe cent’anni. Massenet, Liszt (magnifici Années de pèlerinage del 1954), Albéniz, Kabalevskij, Castillon, Rossini, Brahms, Bach, Rachmaninov: i suoi quarant’anni di registrazioni per la Emi, raccolti qui, respirano un eclettismo pieno di spirito e di poesia. Si comincia a seguirlo con sonate di Scarlatti e il primo concerto di Čajkovskij, usciti dopo la sua vittoria al concorso Long-Thibaud del 1949, e si finisce con l’integrale di Debussy del 1991, passando per Séverac, Chopin, Schumann, i cinque concerti di Saint-Saëns e dei dischi di melodie francesi con Janine Micheau, Nicolai Gedda, Gabriel Bacquier, Mady Mesplé e Jean-Christophe Benoît. Il pianista torna sulle pagine concertanti di Franck e d’Indy, prima in mono poi in stereo, e sforna due integrali di Satie che riflettono il passaggio dalle registrazoni analogiche a quelle digitali. Questo materiale, già pubblicato nel 2009 su 56 cd, torna con quattro dischi supplementari. Tra questi si segnala un album registrato nel 2010, tutto di bis da leccarsi i baffi, da Bailecito di Gustavino a Minstrels di Debussy al Kupelwieser-walzer di Schubert trascritto da Richard Strauss. François Laurent, Diapason

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Questo articolo è uscito sul numero 1621 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati