BC Camplight, nome d’arte del virtuoso cantautore e pianista Brian Christinzio, torna con una riflessione cruda e surreale su un periodo segnato dai tentativi di superare traumi infantili, mantenere la sobrietà e combattere demoni interiori. E ancora una volta il musicista statunitense trapiantato da anni a Manchester dimostra quanto sia bravo a trasformare il caos in arte. Con una domanda insolita per un disco pop, nell’iniziale The tent Christinzio chiede se abbiamo mai provato l’ash­wagandha e torna al 1993, dando vita a un racconto dell’adolescenza; è un brano ricco di arrangiamenti e variazioni imprevedibili. Terapia, riconciliazione e guarigione sono i temi ricorrenti. A sober conversation è un disco onesto, ambizioso e sorprendente. L’abilità del cantautore di mettere insieme umorismo, tragedia e assurdità è impareggiabile. Riesce a scrivere qualcosa di profondamente personale in cui però possiamo ritrovarci. La sua introspezione non significa mai piangersi addosso ma si rivela in un paesaggio sonoro cinematografico. Michael Barron, Xs Noize

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Questo articolo è uscito sul numero 1621 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati