Wellness, lo studio dello stato di salute di un matrimonio del ventunesimo secolo, presenta molte caratteristiche tipiche dei grandi romanzi sociali americani degli ultimi vent’anni, come quelli di Jonathan Franzen, Michael Chabon o Jennifer Egan. Jack ed Elizabeth si conoscono da studenti nella Chicago degli anni novanta. Vivono in edifici vicini e, di notte, si osservano a vicenda dalla finestra, immaginandosi l’uno nella vita dell’altra molto prima che tra loro ci sia un’intimità reale. Questo corteggiamento attraverso il vetro non può che avere l’aura di un esperimento scientifico, e gli esperimenti scientifici sono proprio il campo di Elizabeth. Lavora in un laboratorio specializzato in studi sull’effetto placebo, esplorando il confine poroso tra rimedi reali e immaginari. L’organizzazione è conosciuta con il nome di Wellness. Le sezioni alternate del romanzo saltano avanti e indietro nel tempo e coprono due decenni. Questo ci offre il piacere (con qualche ridondanza) di ascoltare le storie che i due si raccontano a vicenda, per poi vedere come queste si confrontano con la realtà dei fatti. Il lettore dunque assume il ruolo di osservatore scientifico, rispecchiando il lavoro iniziale di Elizabeth. L’inclinazione di Hill per la sovrabbondanza gli permette di cogliere i contorni della vita americana contemporanea. Wellness è quel tipo di romanzo che appare davvero ampio e vitale, pieno di stanze interconnesse traboccanti di fascinazioni inaspettate. Jonathan Lee, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1620 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati