All’estremità della penisola dello Jutland settentrionale, una lingua di sabbia battuta dal vento si assottiglia fino a formare una freccia prima di dissolversi nel mare. Conosciuta come Grenen, parola danese che significa “ramo”, la spiaggia offre una prospettiva unica al mondo. È il punto in cui il mare del Nord incontra il Baltico in un abbraccio straordinario, spesso violento. Quella penisola non è solo il punto terminale della Danimarca, ma anche la tappa finale di un viaggio intrapreso dalla scrittrice e traduttrice danese Dorthe Nors. L’autrice descrive il paesaggio in cui è cresciuta, un luogo con cui ha un rapporto ambivalente di connessione e separazione, dove può essere capricciosa e vasta quanto il mare stesso. Questo reportage intimo cattura un aspetto della Danimarca poco conosciuto ed è l’esatto opposto di Copenaghen, la cosmopolita capitale. Nella Copenaghen ritratta dai pittori del settecento, scrive Nors, si poteva trovare la “vera natura della nazione: una fiaba di Hans Christian Andersen, un idillio biedermeier, privo di burrasche, di terre selvaggee di sabbie mobili” . Nors parte da quella Copenaghen per tornare allo Jutland selvaggio della sua infanzia, una terra che non è più la sua ma in cui sente affondare le sue radici. Courtney Tenz,
The Washington Post
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Questo articolo è uscito sul numero 1620 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati