Il Pakistan ha uno dei tassi di povertà più alti al mondo e un numero molto elevato di minori abbandonati, spesso rimasti soli dopo la morte di uno o di entrambi i genitori. Secondo l’Unicef nel 2024 gli orfani erano più di quattro milioni, il che spiega anche la grande quantità di strutture destinate ad accogliere i minori nel paese.

Nonostante gli ingenti fondi destinati agli interventi di soccorso e di assistenza sociale, non esistono politiche in grado di garantire programmi di sostegno adeguati a chi resta senza famiglia, in modo che possa condurre una vita normale: quando i bambini rimangono soli, in molti casi devono lasciare la scuola e cominciare a lavorare.

Spesso gli operatori impiegati negli orfanotrofi non hanno una formazione specialistica, sono sottoposti a carichi di lavoro gravosi e a elevati livelli di stress. Questo rende la vita dei minori ancora più difficile.

Inoltre “un’umanità nascosta, invisibile, è quella di bambini e adulti con problemi mentali, legati al letto con catene, nell’orfanotrofio Dar ul Sukun di Karachi”, racconta Valerio Bispuri, che ha visitato alcune di queste strutture nel febbraio 2025. ◆

L’orfanotrofio Sirat ul Jannah di Karachi. Durante l’ora di ricreazione le ragazze giocano a nascondersi con i veli. Non hanno l’obbligo di indossarli.
L’orfanotrofio Dar ul Sukun, a Karachi. È un centro apparentemente ben funzionante che ospita bambini e adulti con disabilità fisiche e mentali. Ma in uno dei reparti i pazienti sono legati al letto, anche per giorni.
L’orfanotrofio Sirat ul Jannah di Karachi. Gran parte delle attività si svolge sul terrazzo della struttura di quattro piani. Gli ospiti mangiano insieme e si riuniscono per studiare, giocare o pregare. Il momento della preghiera può essere collettivo o solitario e non è obbligatorio.
L’orfanotrofio Sirat ul Jannah di Karachi. Gran parte delle attività si svolge sul terrazzo della struttura di quattro piani. Gli ospiti mangiano insieme e si riuniscono per studiare, giocare o pregare. Il momento della preghiera può essere collettivo o solitario e non è obbligatorio.
L’orfanotrofio Sirat ul Jannah di Karachi. Gran parte delle attività si svolge sul terrazzo della struttura di quattro piani. Gli ospiti mangiano insieme e si riuniscono per studiare, giocare o pregare. Il momento della preghiera può essere collettivo o solitario e non è obbligatorio.
L’orfanotrofio Sirat ul Jannah di Karachi. Gran parte delle attività si svolge sul terrazzo della struttura di quattro piani. Gli ospiti mangiano insieme e si riuniscono per studiare, giocare o pregare. Il momento della preghiera può essere collettivo o solitario e non è obbligatorio.

Valerio Bispuri è un fotografo italiano nato nel 1971. Queste foto fanno parte del progetto Orfani sui bambini abbandonati nel mondo, dal Pakistan all’Argentina passando per la Bielorussia e lo Zambia. In autunno il lavoro diventerà un libro pubblicato da Dario Cimorelli Editore (un firmacopie è previsto a settembre al festival di fotogiornalismo Visa pour l’image di Perpignan, in Francia). Ad aprile del 2026 sarà in mostra a Pisa, alla Fondazione Toniolo.

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Questo articolo è uscito sul numero 1618 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati