Vent’anni fa i suoi reportage sull’Irlanda del Nord e sul processo a Klaus Barbie valsero a Sorj Chalandon il prestigioso premio Albert Londres. E ora l’ex grande reporter di Libération pubblica Il mio traditore, un libro che intreccia trent’anni di storia irlandese e di sensi di colpa. Un’opera in cui un giornalista cerca una lingua capace di trasformare il mondo reale in un romanzo. E quindi di metterlo in discussione. Sorj Chalandon scrive storie vere appena velate dalla finzione e in questo caso per la prima volta mette la propria voce a confronto con un fatto politico e collettivo: trent’anni di storia dell’impero britannico attraverso l’Ira (Irish republican army) e la lotta armata in Irlanda del Nord. Sorj Chalandon prende le distanze: cambia le date, modifica i nomi. Ma Il mio traditore resta profondamente autobiografico. Il romanzo riflette sull’apprendistato politico e umano dell’autore. E più che raccontare l’Ira, s’interroga sulla capacità di continuare ad amare nonostante il tradimento. Come molti giornalisti, Chalandon si traveste ma senza mascherarsi davvero. Avrebbe potuto scavare ancora di più nelle proprie debolezze, ma nella sua capacità di dare corpo al dolore c’è già tutto: cuore, tristezza e calore. Il mio traditore prosegue così l’opera di Chalandon romanziere, aggiungendo una nuova, potente dimensione politica. Ma, soprattutto, rivela la sua fiducia e il profondo desiderio di scrivere romanzi: è chiaro che in lui vive ormai un vero narratore.
Hubert Artus, Le Nouvel Obs

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Questo articolo è uscito sul numero 1617 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati