Il film di Martone zigzaga nella luce incantata di un’estate romana, negli anni ottanta, tra i vuoti e i pieni di un’amicizia passionale nata nel carcere femminile di Rebibbia. Evoca un breve periodo della vita di Goliarda Sapienza, intellettuale del novecento, libera e anarchica, bisessuale, autrice dell’Arte della gioia, bestseller internazionale riconosciuto come capolavoro solo dopo la sua morte. Il film è basato su due racconti in cui Sapienza narra di come finì in carcere e del legame con la compagna di cella Roberta. Tanti episodi drammatici della vita della scrittrice esclusi dalla trama ci dicono qualcosa dell’ardente desiderio di un film carico di elementi oscuri. Invece del crollo, mostrare la rinascita. Così Martone cerca di inquadrare la controversa tesi di Sapienza (dentro c’era più libertà che fuori) e interpreta il suo modo di inventare una libertà tra donne per tenere a bada le forze oscure.
Sandra Onana, Libération
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Questo articolo è uscito sul numero 1616 di Internazionale, a pagina 81. Compra questo numero | Abbonati