Nel primo vertice dopo la Brexit, il 19 maggio il Regno Unito e l’Unione europea hanno siglato un accordo che apre la strada a una più stretta collaborazione. Oltre a una maggiore cooperazione sulla difesa e la sicurezza, con la possibilità di operazioni militari congiunte e la partecipazione britannica al fondo per gli armamenti, l’intesa prevede semplificazioni sulla mobilità dei giovani, ancora da definire, e il ritorno di Londra nel mercato dell’energia europeo. Risolta anche la questione della pesca, con la proroga per dodici anni del diritto di accesso dei pescherecci europei alle acque territoriali britanniche. È stata inoltre decisa la riduzione dei controlli doganali per i prodotti agroalimentari, anche se mancano i dettagli operativi. Critiche all’accordo sono arrivate dal partito nazionalista Reform Uk di Nigel Farage, tra gli artefici della Brexit, e dalla leader conservatrice Kemi Badenoch. “Nessuno di questi accordi è più vantaggioso di quelli che il paese aveva quando era nell’Unione”, scrive il New European. “Ma è comunque un’intesa accettabile, che permette a Londra di concentrarsi su altri temi e normalizzare i rapporti con i suoi vicini”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1615 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati