◆ Limitare l’aumento delle temperature medie globali a 1,5 gradi in più rispetto al periodo preindustriale, come previsto dall’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi, potrebbe non bastare a evitare lo scioglimento delle calotte glaciali e un innalzamento di diversi metri del livello dei mari. È la conclusione di un’analisi pubblicata su Communications Science & Environment, che ha preso in considerazione i dati satellitari, gli studi sui periodi caldi del passato e i modelli computerizzati delle calotte glaciali. L’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, pubblicato nel 2021, prevedeva che con un riscaldamento di 1,5 gradi il livello dei mari sarebbe salito di appena uno o due metri nel corso di diversi secoli, ma le osservazioni dirette indicano che le calotte glaciali stanno reagendo molto più rapidamente del previsto al cambiamento climatico. Anche se la temperatura dovesse stabilizzarsi al livello attuale di 1,2 gradi in più rispetto al periodo preindustriale, il livello dei mari continuerebbe comunque a salire troppo rapidamente perché gli stati possano adattarsi. Ma con le politiche attuali il riscaldamento potrebbe arrivare a 2,9 gradi entro la fine del secolo, provocando lo scioglimento delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide occidentale e un innalzamento di 12 metri nel lungo periodo. Secondo gli autori dello studio per mantenere il livello dei mari a un livello gestibile potrebbe essere necessario limitare il riscaldamento a meno di un grado.
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Questo articolo è uscito sul numero 1615 di Internazionale, a pagina 112. Compra questo numero | Abbonati