È il 1971: liberi dai Beatles e scottati dall’ostilità dei mezzi d’informazione britannici, Lennon e Ono hanno abbandonato Londra. Il Lennon che vediamo qui è impegnato, curioso, aperto, quasi allegro. Ono è liberata dalla figura che le avevano cucito addosso all’epoca (la distruttrice dei Beatles) e mostrata come un’artista d’avanguardia, eccentrica ma sinceramente colpita dalla campagna d’odio sollevata contro di lei. Per loro il trasferimento a New York è quasi una rinascita. Questa almeno è la narrativa ufficiale. Il film, realizzato con il supporto (e, sospettiamo, una qualche supervisione) degli eredi di Lennon, beneficia di materiali rivelatori e intimi, ma su alcuni aspetti del rapporto della coppia è stato discretamente steso un velo. I due registi hanno volutamente adottato un approccio stridente e frammentario. È un film su John e Yoko, ma anche su tempi turbolenti e sull’impatto della tv nella vita dei due. Il ritmo serrato e l’assenza di un unico focus riflettono la voracità della coppia per idee e temi. John e Yoko, attivismo, Vietnam, Nixon, insetti, pace: questo documentario di montaggio nervoso e scanzonato tocca tutto questo e molto altro, però non si sofferma su nulla. Ma anche se non rivela niente di nuovo su Lennon, riesce a farlo sentire vivo come pochi altri documentari sono riusciti a fare. Wendy Ide,The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1614 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati