La giovane ivoriana Aya abbandona il promesso sposo e il suo paese per trasferirsi a Guangzhou, dove lavora in un negozio di tè. Comincia una relazione con il suo capo, che ha 15 anni più di lei. Dieci anni dopo Timbuktu il regista mauritano punta il suo obiettivo sul quartiere Xiaobei, detto Little Africa o Chocolate city, uno dei rari luoghi in Cina ad accogliere la diaspora africana, senza rinunciare a un certo idealismo. Il luogo scelto sembra una bolla in cui tutti vivono in armonia. Anche la storia d’amore sembra protetta da ogni considerazione politica. Fino all’ultima scena. Ci aspettavamo qualcosa di più dal personaggio di Aya, un po’ relegata al ruolo di compagna di un uomo ferito.
Mathieu Macheret, Le Monde
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1614 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati