Descrivere il matrimonio di Maria (una straordinaria Helga Guren, quasi brutale) e Sigmund (Oddgeir Thune) come un campo di battaglia suggerirebbe che ci siano due parti in conflitto. Ma Sigmund, musicista, è spesso assente per lavoro, anche per lunghi periodi, mentre Maria è lasciata sola a gestire quattro figli (due più grandi e scontrosi avuti da un precedente matrimonio, e due più piccoli avuti con Sigmund), una famiglia caotica e una carriera impegnativa in difficoltà. Quando Sigmund accenna alla possibilità del divorzio, Maria si rende conto che non è solo il matrimonio a essere in crisi e che la sua rabbia è un veleno per la vita di tutti. Intepretato in modo superbo e scritto con grande precisione, questo interessante film d’esordio getta uno sguardo sottile ed empatico sulla complessità di una rottura. L’abilità di Ingolfsdottir come narratrice è evidente nel modo in cui manovra le simpatie del pubblico durante tutto il film.
Wendy Ide, Screen International

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Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati