Il corpo di una donna incinta diventa un corpo pubblico, esposto allo sguardo degli altri, soggetto a pensieri di amore, di cura, ma anche di preoccupazione. È un corpo che si trasforma, che genera vita, e questa esperienza è spesso travolgente.
Così è stato per la britannica Olivia Arthur, che ha cominciato a riflettere sul corpo durante la sua prima gravidanza. Da allora la sua esplorazione procede attraverso i “mormorii della pelle”, titolo evocativo del libro in cui ha raccolto un percorso di ricerca e di scoperta durato otto anni.
Arthur si concentra sulla materialità e la sessualità, sull’equilibrio e sulle possibilità offerte dalla robotica, per poi indugiare sul tatto, i gesti, lo sforzo agonistico e la solitudine.
“Sono affascinata dall’idea della fisicità e dal tentativo di trovare un modo per catturare l’energia che scorre nei corpi delle persone, la sensazione della pelle che tocca la pelle. Sebbene l’opera guardi alla tecnologia e alle sue conquiste, in definitiva parla di persone, di amore, del potere del corpo e della forza della mente, e del nostro infinito bisogno di vicinanza fisica”, spiega l’autrice.
Vediamo una ballerina che danza con una protesi al posto del piede e due lottatori che sembrano abbracciarsi mentre si affrontano; la linea irregolare dei denti di una delle sue figlie e l’amore tra due donne a Mumbai, in India.
Il lavoro comprende ritratti intimi e sensuali accostati a fotografie di robot e di persone che si affidano alla tecnologia per migliorare le proprie condizioni di vita. Ci mostra corpi diversi, mutanti, fatti di carne e di acciaio, costringendoci anche a interrogarci su cosa significhi, oggi, essere umani. ◆
◆ Il libro Murmurings of the skin è stato pubblicato nel novembre 2024 dalla casa editrice Void.
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Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 60. Compra questo numero | Abbonati