Negli ultimi quindici anni la scena musicale indipendente italiana ha vissuto un’evoluzione notevole. Alcuni artisti sono emersi nel mainstream, mentre altri hanno creato spazi propri fondendo folk tradizionale, elettronica, pop, jazz e sperimentazione. Tra la fine degli anni duemila e l’inizio degli anni 2010, case discografiche come La Tempesta, 42 Records e Trovarobato hanno attirato l’attenzione degli ascoltatori più curiosi. Uno spartiacque è arrivato nel 2015 con Die di Iosonouncane, un album che ha rivoluzionato l’elettronica italiana, ridefinendo strutture e tecniche produttive. Il successo ha spinto Iosonouncane a fondare l’etichetta Tanca Records, offrendo spazio a voci come quella di Daniela Pes. La Tanca Records ha sede a Bologna, casa anche della Trovarobato e della Maple Death Records. Questi artisti superano i confini di genere e privilegiano espressione personale e innovazione. Dopo Die _Iosonouncane ha pubblicato _Ira, che presenta un ensemble di sette musicisti ed è cantato in più lingue, unendo art rock e free jazz. L’album Spira di Daniela Pes unisce voce e tessiture elettroniche, con testi in sardo, italiano e una lingua inventata. “Il ritmo di una frase suggeriva una melodia,” dice Pes, “lasciando spazio alla sperimentazione”. Tra gli altri nomi emersi in questi anni ci sono Any Other, I Hate My Village, James Jonathan Clancy, Maria Chiara Argirò e Gaia Banfi.
Luca Dattisi,
Bandcamp Daily

Iosonouncane (Roberto Panucci, Corbis/Getty)

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Questo articolo è uscito sul numero 1611 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati