Intimità senza contatto della taiwanese Lin Hsin-Hui è un claustrofobico caso clinico e un agghiacciante esperimento mentale: cosa succederebbe se l’intelligenza artificiale acquisisse il potere di dettare leggi sull’intimità umana? In un mondo in cui il contatto fisico è proibito, le relazioni sono ottimizzate dalle macchine e il libero arbitrio è considerato una finzione, cosa ne sarebbe dell’agire individuale? Il romanzo segue una donna la cui generazione è la prima a sperimentare una “società senza contatto”. Sotto il mandato di un governo centralizzato basato sull’intelligenza artificiale, alla protagonista viene insegnato a evitare ogni contatto fisico: porterebbe alla contaminazione emotiva e questa si traduce in sofferenza umana. Anche se ha avuto qualche contatto con l’intimità fisica – tra cui un incontro casuale con un manifestante di Free hugs, “abbracci gratis” – la protagonista cresce isolata, allevata da una madre distante e da una governante meccanica. La sua alienazione s’intensifica quando, da adulta, s’iscrive a un “programma di accoppiamento uomo-macchina”. Collocata in un nuovo corpo, abbinata a un partner androide specializzato e catapultata in un nuovo mondo in cui la “sincronizzazione” è fondamentale, la protagonista deve confrontarsi con cosa significhi cercare di conservare la propria umanità.
Ariel Chu, No Man Is An Island

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Questo articolo è uscito sul numero 1611 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati