Michel Béroff si è sempre dedicato soprattutto alla musica del novecento. Nel 1968 la Emi lo invitò a registrare il Quatuor pour la fin du temps di Messiaen e da allora al 1994 Béroff ha costruito una discografia ampia e appassionante. Tra i dischi fondamentali c’è quello dedicato alle opere per piano solo di Bartók: il pianista affronta questa musica austera con autentico sentimento. Di Stravinskij, con l’Orchestre de Paris diretta da Seiji Ozawa, ci sono Capriccio, gli aforistici Mouvements e il concerto per pianoforte e fiati: le esecuzioni su disco di questo livello si contano sulle dita di una mano. Vale la pena di soffermarsi su Messiaen, soprattutto per i Vingt regards sur l’enfant-Jésus e la sinfonia Turangalîla. Sensazionali i concerti di Prokofev con l’orchestra della Gewandhaus di Lipsia diretta da Kurt Masur, come i dischi di Debussy (Estampes, Images e Préludes, e degli Études all’altezza di quelli di Pollini). Anche la musica da camera è ottima (sonate per violino di Brahms con Augustin Dumay, di Prokofev con Pierre Amoyal e di Schumann, Franck, Richard Strauss e Szymanowski con Ulf Hoelscher). Ed è prezioso l’album French piano duets insieme a Jean-Philippe Collard. Dappertutto l’intensità dell’interpretazione è unita a un rigore implacabile.
Patrick Szersnovicz, Diapason

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Questo articolo è uscito sul numero 1611 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati