Ho Chi Minh, Vietnam, 19 aprile 2025 (Carola Frentzen, picture alliance/Getty)

“Il 30 aprile 1975 l’ultimo elicottero statunitense decollava dal tetto dell’ambasciata americana a Saigon poche ore prima che i tank nordvietnamiti irrompessero nel palazzo presidenziale del Vietnam del Sud. Da allora, il sudest asiatico non è stato quasi toccato da guerre interstatali”, scrive Michael Vatikiotis, esperto della regione, su Asia Times. “Certo, c’è stata l’invasione vietnamita della Cambogia nel dicembre 1978 e, mesi dopo, la rappresaglia della Cina contro il Vietnam lungo il confine comune. Ma erano in gran parte strascichi del più ampio conflitto in Indocina, cominciato quando la Francia aveva cercato di impedire l’indipendenza del Vietnam negli anni cinquanta. Gli stati del sudest asiatico, anche se lacerati da tensioni e conflitti interni, da allora sono riusciti a respingere l’intrusione esterna e a coesistere in un equilibrio pacifico. Quanto alle grandi potenze, mezzo secolo dopo hanno ripreso la gara per il primato nella regione. Negli ultimi quindici anni gli Stati Uniti hanno cercato di spingere il sudest asiatico ad allinearsi con il loro obiettivo di limitare e contrastare l’ascesa della Cina. Pechino ha reagito rivendicando porzioni del mar Cinese meridionale, mettendo così a rischio una politica di scambi e investimenti reciprocamente vantaggiosi nella regione inaugurata negli anni novanta. Ma anche se il peso prepotente dell’economia cinese spaventa i paesi vicini, le avventate politiche commerciali e finanziarie del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, per non parlare dello smantellamento dei programmi di aiuto americani, hanno minato gli sforzi del suo predecessore per rafforzare alleanze e collaborazioni nella regione”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1611 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati