Chiedimelo ancora, l’esordio della scrittrice di racconti Clare Sestanovich, è strutturato intorno a una serie di domande. Ogni titolo di capitolo è una sorta d’indagine: Hai visto? Riesci a sentire? Posso dirti una cosa? È un espediente, ma crea un’atmosfera d’incertezza che ho sentito l’ultima volta così forte quando ho letto A meno che di Carol Shields (Ponte alle Grazie 2003), un libro in cui avverbi, preposizioni e congiunzioni fungono da titoli di capitolo: pertanto; invece; nonostante. Gli eventi isolati che compongono una vita sono collegati da piccoli frammenti di linguaggio e dalla fame di connessioni che rappresentano. In Chiedimelo ancora l’autrice ci presenta una protagonista adolescente, Eva, la cui precoce fame di esperienza è catturata in tre parole nella prima pagina del romanzo: “l’incoerenza era interessante”. Mentre sua nonna è in ospedale – “una tenda verde pallido la separa da un falegname che è caduto da una scala e si è rotto la schiena” – la giovane Eva vaga per i corridoi “in cerca di personaggi”, come nella migliore tradizione dei romanzi di formazione statunitensi. All’ospedale Eva conosce Jamie che come lei è curioso e ironico ma per il resto i due sono agli antipodi.
Jonathan Lee, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1608 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati