Poco dopo il suo ritorno da Youth Lagoon, Trevor Powers si è ritrovato nello scantinato dei suoi genitori, dove ha scoperto pile di vecchie videocassette girate quando era bambino. In queste registrazioni innocenti di compleanni, giri in bici e cacce al tesoro ha visto qualcosa che aveva senso inserire nel suo nuovo album. Così accanto alle canzoni scritte per Rarely do I dream ritroviamo suoni provenienti da quei video. Il musicista californiano srotola linee temporali contrastanti su percussioni robotiche e synth sporchi; nella sua personale proiezione di questi ricordi ci sono calore e possibilità, storie poco rassicuranti che parlano di crescita e famiglie in frantumi, opportunità mancate e fallimenti. Spesso in queste scene compaiono le droghe, che aiutano la riflessione esistenziale. Powers racconta tutto in maniera minuziosa, consapevole della fragilità dei suoi personaggi. La voce sfumata e l’andamento narcotico del disco potrebbero farci perdere qualche pezzo più intricato se non ci avviciniamo abbastanza. Nel 2016 il musicista aveva smesso di presentarsi come Youth Lagoon perché non si ritrovava più nel progetto, ma una malattia alle corde vocali gli ha fatto cambiare idea. Così nel 2023 è tornato e noi siamo contenti che continui a scrivere la sua storia.
Adam Clarke, The Quietus

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Questo articolo è uscito sul numero 1607 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati