La scrittrice Rachel Ingalls è morta nel 2019, a poco meno di ottant’anni, senza aver raggiunto una vera fama. Come abbiamo potuto ignorarla? Alcuni dicono che è stata colpa della forma letteraria che ha scelto: il racconto breve e la novella, notoriamente poco adatti al mercato editoriale. Per me Ingalls era semplicemente un’anima in anticipo rispetto ai suoi tempi. I racconti di questa raccolta vi lasceranno senza parole, terrorizzati, deliziati, abbandonati, distrutti, disgustati, infuriati, sconcertati, emozionati e disperati. Ingalls è ineguagliabile e se ora è da qualche parte, siede accanto a Shirley Jackson e Robert Aickman, altri due grandi scrittori che non sono riusciti a ottenere l’attenzione che meritavano in vita. Il grande dono di Ingalls è prendere la vita quotidiana e spostarla di qualche centimetro a sinistra, così che tutto sia solo leggermente fuori posto e sbagliato. Basta leggere Amici in campagna, uno dei racconti più brevi di questa raccolta. Comincia con una coppia che si mette in viaggio per andare a trovare alcuni amici in campagna. Cala la nebbia e devono abbandonare l’auto. Arrivano in una casa che pensano sia quella giusta: vengono accolti per nome, ma la coppia non riconosce nessuno. La casa è sontuosa, quindi decidono di bluffare e restare a cena. Poi le cose diventano davvero molto strane, per usare un eufemismo.
Neil Mackay, The Herald

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Questo articolo è uscito sul numero 1605 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati