La scrittrice tedesca Katharina Volckmer torna dopo il successo di Un cazzo ebreo (La nave di Teseo 2021) con un nuovo psichedelico romanzo ambientato in un call center di Londra. Il protagonista si chiama Jimmie ed è una figura dall’identità di genere oscillante, con il suo nome androgino, i suoi abiti unisex e il suo rossetto. Jimmie lavora di notte in un call center. Risponde ai clienti scontenti di un’agenzia di viaggi che chiamano per lamentarsi che la piscina è troppo affollata per scattare dei buoni selfie, che c’è un capello sul cuscino o che una coppia sta facendo l’amore sul balcone di fronte. Jimmie ha un modo di lavorare particolare: a volte risponde, fa molte pause per chiacchierare con il collega svedese, per rifarsi il trucco con quello di Barcellona o per osservare Wolf, il suo vicino tedesco (ognuno dei dipendenti è lì perché è bilingue e può rispondere agli utenti del servizio nella loro lingua). I pensieri di Jimmie vagano, aggrappati alla madre siciliana eternamente vedova, al suo precedente lavoro in un’agenzia di pompe funebri, alla sua condizione di single, al suo corpo obeso, a Simon, il suo capo che gli ha appena chiesto di uscire quella sera: ha qualcosa di importante da dirgli. “Esilarante e malinconico”, così viene definito il libro nella quarta di copertina ed è come se queste due qualità si fossero intrecciate in una scrittura densa, immediatamente gradevole e ripugnante allo stesso tempo, un linguaggio letteralmente ossessionato dal corpo.
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Questo articolo è uscito sul numero 1604 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati