A 34 anni la scrittrice spagnola Aixa de la Cruz torna con un libro completamente diverso dai precedenti. Le eredi prende le distanze dalla prima persona e anche dall’autobiografia. “Ma chi dice di fare pura finzione, senza il peso di ciò che ha vissuto, o mente sfacciatamente o lo fa malissimo”, dice l’autrice originaria di Bilbao. Quattro nipoti si trovano in una grande casa per spartirsi l’eredità della nonna Carmen che mesi prima si era tagliata le vene. Le protagoniste dovranno decidere cosa fare di quella vecchia residenza. Lis si sta riprendendo da un esaurimento nervoso e preferirebbe venderla al più presto. La sorella Erica vuole trasformarla in un centro per ritiri spirituali. Nora, una mezza tossicodipendente, vorrebbe usarla come magazzino per la merce che distribuisce il suo spacciatore. E Olivia, la cugina maggiore, cerca di scoprire perché sua nonna si è tolta la vita. È il pretesto della trama che permette a de la Cruz di affrontare alcuni dei grandi temi del nostro tempo: la precarietà del lavoro, la fragilità psicologica e l’anaffettività. Il risultato è un mix di dramma familiare e commedia di costume con sfumature da romanzo gotico. Le eredi restituisce un’immagine calamitosa della famiglia, teatro di infiniti rituali sadici in cui le sorelle sono portate a uccidere e i genitori brillano per la loro assenza. “Ogni famiglia è una piccola setta dove si commette ogni genere di oltraggio”, riflette con amarezza l’autrice.
Álex Vicente, El País
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Questo articolo è uscito sul numero 1596 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati