1. Nickel boys
È difficile adattare un buon romanzo. Le libertà di regia si scontrano con la paura di tradire la fonte. RaMell Ross ha firmato una trasposizione eccezionale, coraggiosa e fantasiosa del libro di Colson Whitehead. Ha trasformato una narrazione in terza persona, naturalistica e affilata – la storia di due adolescenti neri intrappolati negli anni sessanta in un centro di detenzione razzista e crudele della Florida – nella visione soggettiva delle prospettive dei due amici. Il risultato è una forma che eleva il concetto di punto di vista fino a diventare una sfida politica e morale di massimo livello.

Nickel boys (Amazon MGM Studios)

2. Christmas eve in Miller’s point
Nelle mani di Tyler Taormina l’abusata premessa di un dramma familiare natalizio diventa un film assolutamente originale. La struttura e i dialoghi sono propulsivi. Le interpretazioni gestite con ironia e tenerezza. Lo stile visivo è attraente ma ambiguo.

3. Megalopolis
Nel fantascientifico film di Francis Ford Coppola la sovrapposizione politica tra l’antica Roma e la New York del futuro è ingegnosa quanto l’ispirazione cinematografica. Il parallelo più calzante è quello con il cinema muto. La grandiosità e le immagini iper-energetiche attingono all’immaginazione cosmica di quegli anni. Anche le interpretazioni e la dizione declamatoria combaciano con la furia espressionistica del cinema degli anni venti.

4. My first film
Zia Anger prima ha trasformato la storia della produzione del suo primo film (inedito) in una performance eseguita nei cinema, poi ha rimodellato tutto in un lungometraggio. Costruzione e de-costruzione dell’opera mai proiettata s’intrecciano con la storia di una produzione maledetta.

5. Oh, Canada. I tradimenti
Ritrovando Richard Gere dai tempi di American gigolo, Paul Schrader adatta il romanzo di Russell Banks su un regista malato terminale, famoso per la renitenza alla leva durante il Vietnam. Il regista accetta di farsi intervistare per un documentario, ma pretende che sia presente anche la moglie (Uma Thurman) in modo da raccontarle i suoi anni sessanta, mostrati in flashback con energia e un senso della forma combattivo.

6. Blitz
La grande storia, su scala intima: con un fervente melodramma e un’avventura viscerale, Steve McQueen ci consegna il racconto della Londra unita sotto le bombe durante la seconda guerra mondiale, rivelando, come in una radiografia, le fratture nascoste che minacciavano la società britannica.

7. Between the temples
La commedia abrasiva e quasi romantica di Nathan Silver racconta la storia di un cantore vedovo (Jason Schwartzman) contattato a distanza di anni dalla sua insegnante di musica (Carol Kane) che vuole lezioni per la Bat-mitzvah. Il film offre una visione aspra delle norme e delle istituzioni ebraiche e abbraccia affettuosamente la religione disorganizzata.

8. The feeling that the time for doing something has passed
Joanna Arnow modella un’estetica caustica e commovente per la storia di una ragazza di Brooklyn che non riesce a soddisfare i suoi desideri contrastanti. Arrow, anche protagonista, sviluppa una coreografia coraggiosa e malinconica in una delle interpretazioni più originali dell’anno.

9. Giurato numero 2
Clint Eastwood mette insieme un thriller processuale trasformandolo in una riflessione sulla facilità con cui la demagogia altera il sistema legale rendendolo crudelmente ingiusto.

10. C’est pas moi
L’auto-non-ritratto di Leos Carax (42 minuti) è un’evocazione libera di legami personali ed emotivi, un’espressione di passione attraverso furie immaginifiche e un cesto di giocattoli pieno di inventiva esuberante e intima.

C’est pas moi (Jean-Baptiste Lhomeau)

11. Hit man. Killer per caso
Richard Linklater presenta le sue variazioni sui temi dell’identità e dell’auto-trasformazione in un noir comico – basato su una storia vera – in cui un professore di psicologia viene reclutato dalla polizia per agire come falso killer sotto copertura. I colpi di scena romantici e criminologici sono rafforzati dall’energia del cast, guidato da Glen Powell e Adria Arjona.

12. The featherweight
Meraviglia della ricostruzione storica, il documentario di finzione di Robert Kolodny sul ritorno al ring del pugile Willie Pep nel 1964 evoca con pari destrezza il mondo fisico del tempo e dell’attività di Pep, e i mondi emotivi e sociali che lo hanno lasciato indietro.

13. Il male non esiste
Il miglior momento documentaristico di quest’anno (che trasforma l’atto di spaccare la legna in un mini-thriller) si trova in questo dramma firmato da Ryūsuke Hamaguchi su un factotum di un villaggio giapponese coinvolto nella resistenza locale contro la costruzione di una struttura per il glamping.

14. I saw the tv glow
Jane Schoenbrun sviluppa un’estetica trans-cinematografica peculiare nel racconto di due adolescenti la cui ossessione per un supereroe della tv gli permette di esprimere il trauma derivato dalla pressione esterna affinché rifiutino le proprie identità.

15. Ancora un’estate
Il racconto di Catherine Breillat sulla relazione sessuale tra una donna e il figliastro (illegale in Francia) sembra un’avventura idilliaca, ma va oltre le intenzioni dell’autrice e si trasforma in un dramma brutale sui giochi di potere e sulle istituzioni sociali e civili che li alimentano.

16. The people’s joker
Parodia rudimentale dell’universo dei supereroi diretta da Vera Drew, anche protagonista nel ruolo di un’adolescente trans in fuga da una città bigotta, che si ritrova in una distopia urbana futuristica dove cerca di farsi una nuova vita come comica fuori legge.

17. Dahomey
Il documentario di Mati Diop sulla restituzione al Benin di ventisei opere d’arte, sottratte nel 1892 dalla Francia al regno di Dahomey, è uno sguardo intimo sull’eredità politica e culturale del colonialismo. Il pensiero di un antico re, la cui statua è tra le opere, dimostra come l’arte può incarnare la memoria viva della storia.

18. No other land
La difficile ma sincera amicizia tra un attivista palestinese e un giornalista ebreo che collaborano per raccontare le demolizioni israeliane in un villaggio, dà vita a un documentario incisivo, politico e personale.

No other land (Antipode films)

19. Il seme del fico sacro
Nel coraggioso film del regista iraniano Mohammad Rasoulof, girato in segreto, un funzionario di Teheran promosso giudice, scopre che dovrà approvare la condanna a morte di giovani manifestanti. Se sua moglie apprezza i privilegi della nuova posizione, le due figlie sostengono le proteste. Quando la pistola del giudice sparisce, lui sospetta che a prenderla sia stato qualcuno della sua famiglia. Un intenso melodramma che sfiora la tragedia.

20. Sasquatch sunset
I fratelli David e Nathan Zellner raccontano la storia di una famiglia di big foot che vivono nelle foreste del Pacific Northwest. La messa in scena rischia l’assurdo ma la premessa del film è sviluppata con specificità certosina, con rigore antropologico e con fantasiosa speculazione sulle emozioni e la coscienza di sé delle creature.

21. Winner
Dramma disinvolto e impegnato su Reality Winner, consulente dell’Nsa che ha pubblicato alcuni documenti segreti sull’ingerenza russa nelle elezioni presidenziali del 2016. Il film contiene la battuta dell’anno: “Come è possibile che tutto questo sia legale?”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1594 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati