Il 6 ottobre a Karachi tre persone sono morte in un attentato. Due erano cittadini cinesi che lavoravano a vari progetti infrastrutturali della Belt and road initiative, la nuova via della seta. L’attacco è stato rivendicato dall’Esercito di liberazione del Belucistan, un gruppo separatista della provincia più estesa e più povera del paese, che da tempo ha preso di mira i cittadini cinesi. In Belucistan c’è uno dei progetti più importanti, il porto di Gwadar, dove termineranno l’arteria stradale e ferroviaria che collegheranno la provincia cinese dello Xinjiang al mare arabico. Il Belucistan è ricco di minerali e idrocarburi, ma i proventi dello sfruttamento di queste risorse non arrivano alla popolazione. Il problema degli attentati nella provincia si era posto quando nel 2015 fu annunciato il megaprogetto e non è stato risolto. E questo per Islamabad è un problema, scrive Dawn. Il paese è alle prese con una grave crisi economica, e le infrastrutture cinesi sono fondamentali, anche se indebiteranno ulteriormente il paese. Il Pakistan il 15 e 16 ottobre ospiterà il summit dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, che riunisce Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, India e Pakistan, e probabilmente l’attentato è stato un avvertimento per le autorità di Islamabad, oltre ad aver dimostrato l’inadeguatezza delle misure di sicurezza.
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Questo articolo è uscito sul numero 1584 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati