Limoni

◆ Ho finito l’ultima puntata del podcast domenica scorsa mentre piegavo i vestiti dei miei bambini. Ci ho messo un po’ di tempo ad ascoltare tutte le puntate, ma ho assaporato ogni singolo minuto, che fossi seduta sul treno Gent-Mechelen (vivo in Belgio) o sulla panchina della stazione o a casa. Mi sono venute le lacrime agli occhi, i peli dritti, a volte deve essermi scappata qualche parolaccia, ma nessuno dovrebbe avermi capito. Ai tempi del G8 avevo 21 anni. Sarei partita per l’Erasmus entro poche settimane; lavoravo come cameriera e facevo l’istruttrice di nuoto per guadagnare qualcosa. Avevo appena dato un esame di economia sulla globalizzazione e cominciavo a interessarmi ad argomenti di cui in casa mia non si era mai parlato. Ricordo che guardavo le notizie, sconvolta, seduta sulla sedia in cucina. Mi ha sempre lasciato tanta amarezza e rabbia sapere che i responsabili dei fatti di Genova se la siano cavata senza conseguenze. Ci tenevo a ringraziarvi per questo ottimo reportage.
Alessandra

Obsolescenza sonora

◆ Non sono d’accordo con l’articolo di Joe Pinsker (Internazionale 1424). Riconosco l’importanza di sottolineare come i nostri consumi culturali siano diventati volatili, e come la digitalizzazione di varie attività (fotografia, scambi epistolari, ascolti musicali) minacci la conservazione della memoria. Tuttavia l’articolo offre una conclusione miope: la rassegnazione. Invece si potrebbe osservare come la conservazione della memoria dipenda in parte da quella degli oggetti (vinili, cd, fotografie), pratica che il nostro modello economico ha portato all’estinzione facendoci credere che la convenienza (ascoltare infinite tracce con Spotify) sia più desiderabile della bellezza (comprare, ascoltare e conservare un disco) e facendo leva su una qualità dell’uomo tanto antica quanto universale: la pigrizia.
Matteo Pavesi

La crisi climaticasi può risolvere

◆ Riguardo all’articolo di Rebecca Solnit (Internazionale 1423), credo che non ci sia solo la questione delle ricchezze legate ai combustibili fossili. L’economia globale vive dello sfruttamento delle risorse, generando residui. Ridurre o azzerare le emissioni significa per me cambiare radicalmente i processi economici in pochi anni. Sarà possibile farlo?
Massimiliano Consolandi

Errata corrige

◆ Su Internazionale 1424 a pagina 6 il link corretto alla pagina degli articoli da non perdere è intern.az/1Dtv; la foto a pagina 24 è di Sakis Mitrolidis (Afp/Getty).

Errori da segnalare?

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1425 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati