I lavori intellettuali proteggono dalla demenza senile? Per verificarlo, scrive il British Medical Journal, i ricercatori dello University college di Londra hanno confrontato i dati di diecimila partecipanti a un progetto di ricerca collaborativa europea su lavoro e salute lanciato nel 2008. È emerso che la stimolazione cognitiva è correlata a una differenza, anche se minima, del rischio di demenza. I lavoratori mentalmente “attivi” registrano un’età di diagnosi superiore di 1,7 anni rispetto a quelli “passivi”, e 2,5 casi di demenza in meno per diecimila “anni-persona” (un dato che combina il numero di persone per i rispettivi anni di osservazione). Inoltre, la stimolazione cognitiva è correlata a livelli più bassi di alcune proteine plasmatiche associate al rischio di alzheimer. Lo studio non fornisce informazioni sui meccanismi biologici alla base della possibile relazione tra l’attività mentale e la demenza.
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Questo articolo è uscito sul numero 1424 di Internazionale, a pagina 105. Compra questo numero | Abbonati