Half Waif (anti records)

Cos’è che spinge i critici a osannare così tanto Nandi Rose Plunkett, alias Half Waif? Le recensioni del suo disco del 2020 The caretaker si sono concentrate più sul lato emotivo che sulle qualità musicali, usando un linguaggio pomposo come “momenti sovrasaturi del suo passato” (per citare la nostra recensione). Tuttavia scrivere il suo quinto album in un anno in cui è stato facile connettersi al dolore degli altri, ha reso la musica di Nandi Rose meno distante e meno misteriosa. Questo non vuol dire che Mythopoetics non sia un disco emozionante, anzi. I suoni attraversano innumerevoli stati d’animo e sono meno eterei del solito. Dal punto di vista musicale, avendo presenti i suoi tipici arrangiamenti stratificati per voce, piano e sintetizzatori, non c’è molto di diverso da ciò che abbiamo già sentito prima. Però in The apartment o la musicista statunitense lascia che le canzoni si dipanino e fluiscano in direzioni differenti. In altri momenti mostra come sa spingere la voce su varie tonalità, anche alla maniera di Kate Bush quando sale su e gioca con il ritmo. Mythopoetics è l’album più accessibile di Rose, ma resta un traguardo dal punto di vista qualitativo. Forse il mondo si è adattato al grandangolo di Half Waif. Daniel Sylvester, Exclaim

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Questo articolo è uscito sul numero 1417 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati