Il musicista keniano Joseph Kamaru, che oggi vive a Berlino, ha cominciato a sperimentare con le registrazioni sul campo nella sua città natale, Nairobi. Ha pubblicato musica con lo pseudonimo KMRU e si è specializzato nel catturare suoni ambientali e nel far parlare oggetti che secondo lui hanno “qualcosa da dire”. Usando programmi come Ableton Live e Ableton Push, KMRU ha pubblicato tre album nel corso del 2020: Jar, Opaquer e Peel. Quest’ultimo, il migliore dei tre, combina atmosfere rilassanti ed elettronica carica di effetti. “Quando tre anni fa ho comprato il mio primo registratore mi è venuta l’idea di dedicarmi agli strumenti rotti. C’era un piano abbandonato fuori da un’aula della mia università e ho cercato di suonarlo in modo non convenzionale, per esempio schiacciando i pedali e premendo i tasti in modo dissonante”, racconta il musicista. La ricerca dei suoni di KMRU si svolge ovunque: “A Nairobi la mia scrivania aveva tanti oggetti che potevano produrre vari toni e risonanze, per questo volevo interagirci. Le nostre case contengono tanti rumori invisibili che non riusciamo a percepire con il nostro orecchio. “Per scoprire come suona un libro o una pianta, ho solo dovuto capire che c’è un livello più profondo. Per esempio gli alberi vivono da molto tempo e possono catturare frequenze radio e creare segnali. Se usi un microfono elettromagnetico puoi sentire le loro armonie”, aggiunge.
FutureMusic
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Questo articolo è uscito sul numero 1412 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati