“Quand’è che il colono diventa un nativo?”, si chiede lo studioso ugandese Mahmood Mamdani, direttore del dipartimento di sociologia dell’università di Kampala, nel suo ultimo libro Neither settler nor native (Harvard university press 2020). “La risposta è mai. Il concetto di ‘nativo’ è una creazione dello stato coloniale. Il colono non solo afferma di essere ‘definito’ dalla storia, ma pretende di essere il suo artefice. Colono e nativo sono collegati: nessuno dei due esiste senza l’altro”. Da questa riflessione Mamdani arriva a sostenere che lo stato coloniale o lo stato nazione si sono costruiti l’uno attraverso l’altro. Dagli Stati Uniti al Sudafrica, da Israele al Sudan, fa molti esempi di come sia stata creata l’idea di una maggioranza religiosa o etnica, alle spese di una minoranza che, come la prima, è una costruzione politica. C’è un solo caso nella storia recente in cui si è cercato di cancellare la distinzione: “Con la lotta all’apartheid i sudafricani hanno cercato di distruggere queste due categorie. Ma non ci sono riusciti del tutto”.
New Frame (Sudafrica)

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Questo articolo è uscito sul numero 1412 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati