“Per la prima volta la Germania ha riconosciuto che l’uccisione da parte delle truppe imperiali tedesche di centomila herero e nama tra il 1904 e il 1908, in quella che è l’attuale Namibia, fu un genocidio”. L’ammissione di colpa, scrive The Namibian, non comporterà il pagamento di riparazioni per quello che è considerato il primo genocidio del novecento. Piuttosto Berlino ha proposto di finanziare programmi di sviluppo del valore di 18,5 miliardi di dollari namibiani (1,1 miliardi di euro) nel corso di trent’anni. La proposta è giudicata insufficiente da alcuni leader tradizionali, che chiedono ottomila miliardi di dollari namibiani, una somma calcolata sulla base dei risarcimenti pagati alle vittime della shoah. I tedeschi cominciarono a colonizzare l’Africa sudoccidentale nel 1884. Quando la popolazione locale si rivoltò contro gli occupanti, i soldati tedeschi massacrarono migliaia di appartenenti alle tribù herero e nama, e rinchiusero i sopravvissuti in campi di concentramento. I loro discendenti chiedono anche la restituzione dei resti dei loro antenati e delle opere d’arte conservate nei musei tedeschi. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1412 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati