Bisogna impegnarsi molto per far sì che l’Unione europea si accorga di quello che succede alle sue frontiere orientali, ma il presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko sembra esserci riuscito. Dirottare un aereo europeo per catturare un giornalista sgradito è una minaccia diretta ai cittadini europei. L’Unione doveva reagire e lo ha fatto. Per Roman Protasevič, però, questa svolta è arrivata troppo tardi. La vicenda è un simbolo di quanto l’Europa si sia lasciata prendere in ostaggio dai tiranni dei paesi vicini. Negli ultimi anni in Austria, Regno Unito e Germania ci sono stati attacchi contro dissidenti russi. Le recenti rivelazioni su un sabotaggio russo in Repubblica Ceca hanno causato grandi polemiche a Praga, ma poco altro. Questo può aver incoraggiato Lukašenko. Le autorità russe e bielorusse giustificano regolarmente la loro repressione sostenendo di essere minacciate da un complotto occidentale. È ora che i paesi europei provino una strategia diversa rispetto alla pazienza, al commercio e ai gasdotti. Pur non facendosi troppe aspettative sulla loro capacità d’influenzare la situazione altrove, devono reagire con fermezza quando vengono sfidati direttamente. E sostenere i loro valori, per esempio aprendo le porte ai russi e ai bielorussi che cercano protezione in Europa. I bielorussi hanno dimostrato con coraggio di volersi liberare di Lukašenko e ora sono tenuti in ostaggio dal suo regime. L’Europa dovrebbe essere un faro di speranza piuttosto che un simbolo della debolezza della democrazia. Un’era di brutali regimi autoritari richiede democrazie assertive e capaci di reagire. u

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Questo articolo è uscito sul numero 1411 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati