Addio principessa
◆ Io e la mia compagna Laura abbiamo letto con piacere l’ultima rubrica di Dear Daddy (Internazionale 1410). Volevamo condividere un episodio che ci ha fatto molto sorridere e che ci è sembrato un segno positivo per il futuro. Abbiamo due figlie: Agnese, 4 anni e mezzo, e Adele, quasi 2. Ho sempre pensato che uno dei punti di forza della nostra coppia sia la libertà con cui abbiamo impostato il rapporto rispetto ai “compiti” tradizionalmente attribuiti al genere. Durante una passeggiata Agnese e un’amichetta incontrano due ragazzine con un diadema in testa (argentato con tanto di diamante di plastica) e ne restano molto colpite. Le ragazzine s’inteneriscono e gli regalano i due improbabili diademi. Agnese torna a casa, se lo mette in testa, e con un’espressione seria e molto autorevole dice: “Le principesse hanno questa espressione perché governano!”. Abbiamo riso di gusto. Davide
Il curriculum dello studente
◆ Ho letto l’articolo di Christian Raimo sul curriculum dello studente (internazionale.it). La questione mi tocca da vicino perché ho tre figli, di cui il maggiore che frequenta il terzo anno delle superiori. Concordo con tutte le critiche mosse a questa nuova istituzione e che riguardano principalmente la parte delle esperienze extracurriculari. L’aspetto che più mi amareggia è l’implicita importanza che viene attribuita al tornaconto individuale: in sostanza gli studenti d’ora in poi si sentiranno in dovere di fare esperienze, corsi, volontariato in vista dell’utilità curricolare. Io invece vorrei che i miei figli si sentissero liberi di fare delle attività, e anche liberi di non farle. Un sistema che è già basato sui numeri freddi e impersonali del voto numerico raggiungerà la perfezione stravolgendo la naturale curiosità e la voglia di mettersi in gioco dei ragazzi e trasformandole in elemento finalizzato al raggiungimento di qualcosa (un target aziendale forse?). Resterà gran poco di disinteressato in questa società e mi chiedo che cittadini, o meglio persone, stiamo crescendo.
Pamela Tessari
L’avidità delle aziende prolunga la pandemia
◆ Condivido tutto l’articolo di Stiglitz e Wallach sulla necessità di mettere a disposizione i vaccini nei paesi in via di sviluppo. Temo però che la frase “Il mondo ricorderà quali paesi hanno dato una mano e quali hanno creato ostacoli” sia una speranza vana.
Filippo Bertozzi
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Questo articolo è uscito sul numero 1411 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati