Dopo lo stallo seguìto al voto del 4 aprile, dal 12 maggio la Bulgaria è guidata da un governo ad interim, che avrà il compito di portare il paese alle elezioni anticipate dell’11 luglio. La scelta di sciogliere il parlamento e tornare alle urne è stata presa dal presidente Rumen Radev, che ha affidato la guida dell’esecutivo al consigliere presidenziale per la difesa Stefan Janev. Nelle scorse settimane, i tre partiti che avevano cercato di formare un governo (Gerb, del premier uscente Bojko Borisov, i populisti di Itn e i socialisti) avevano rinunciato, non riuscendo a trovare una maggioranza in parlamento. Il governo di Janev ha subito sostituito i vertici delle agenzie delle entrate e delle dogane, e ha confermatoi il veto all’apertura dei negoziati per l’ingresso della Macedonia del Nord nell’Unione europea, scrive Tol. La posizione bulgara è dovuta a una serie di divergenze sull’identità e la storia delle due nazioni.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati