◆ Quest’immagine, scattata da un astronauta a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss), mostra la costa nordoccidentale dell’Arabia Saudita, che è ricca di barriere coralline. Le acque salate e calde al largo della penisola arabica, nel mar Rosso, sono un ambiente ideale per lo sviluppo delle barriere, che spesso si formano in lagune poco profonde vicino alla costa. L’acqua passa dal turchese delle lagune al blu scuro del mare, man mano che aumenta la profondità.

Le barriere coralline della zona sono a scogliera marginale. Si distinguono dagli altri due tipi perché sono formate da cinture di coralli parallele alla costa, collegate a questa da una barriera piatta. Le barriere coralline sono conosciute come “foreste pluviali del mare” per la loro ricca biodiversità e l’importanza per l’ambiente. Sono una fonte di nutrimento per gli animali marini e gli esseri umani, e proteggono le coste.

L’aumento della popolazione nell’arida penisola arabica pone il problema di come soddisfare la crescente domanda di acqua dolce. Negli ultimi anni nella zona si sono moltiplicati gli impianti di dissalazione. Oggi il paese ospita gli impianti più grandi del mondo, che producono acqua dolce e salamoia, un sottoprodotto delle acque reflue salate. Parte della salamoia finisce però nel mar Rosso riducendo la disponibilità di ossigeno nelle acque marine. Il fenomeno, noto come ipossia, è una seria minaccia per l’ecosistema delle barriere coralline.–Nasa

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Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 105. Compra questo numero | Abbonati