Ispirato al caso di Shirley Parker, una barista e segretaria il cui corpo fu trovato nel Druid Hill park di Baltimora nel giugno del 1969, l’ambizioso romanzo di Laura Lippman intreccia moltissimi punti di vista in un affresco vivido e senza soluzione di continuità. La storia è incentrata sulle due narratrici: Cleo Sherwood, una versione romanzata di Parker, e Madeline “Maddie” Schwartz, un personaggio di finzione, una casalinga ebrea sulla trentina che decide di abbandonare la sua vita in periferia per trovare la propria strada. Le storie delle due donne si incrociano in un modo molto insolito. Anche se nessuno sembra interessato alla morte sospetta di una giovane donna nera, Cleo diventa il pensiero principale di Maddie. Impiega il suo tempo dopo l’orario di lavoro per parlare con le persone vicine a Cleo, e fa tesoro dei consigli dati da Fergie, il suo fidanzato nero che è anche un poliziotto. Man mano che la posta in gioco diventa più alta, Maddie mette in pericolo non solo la sua vita ma anche quella degli altri. Se la morte di Parker rimane un mistero irrisolto, Lippman trova il modo per arrivare all’assassino di Cleo. Alla fine, però, è il caleidoscopio di prospettive, un intricato mosaico della Baltimora degli anni sessanta – giornalisti, baristi, cameriere, agenti di polizia e atleti locali, molti dei quali basati su personaggi reali – a illuminare La donna del lago. Jen Michalski, The Washington Post

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Questo articolo è uscito sul numero 1409 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati