Il governo ucraino e quello statunitense dicono che l’attuale concentrazione di truppe russe vicino al confine con l’Ucraina è la più vasta dal 2014, quando il Cremlino ha annesso la Crimea e mandato soldati e armi nella regione orientale del Donbass per alimentare una guerra che ha ormai ucciso 14mila persone.

Il volume della propaganda si sta facendo più forte sui mezzi d’informazione ufficiali russi, secondo i quali Mosca dev’essere pronta a intervenire nel Donbass per proteggere i suoi abitanti russofoni dal rischio di un massacro perpetrato dalle forze “fasciste” ucraine.

Anche molte migliaia di soldati ucraini sono russofoni, e milioni di elettori che hanno votato per il presidente del paese, Volodimyr Zelenskij, si esprimono meglio in russo che in ucraino, come lo stesso Zelenskij. Il vero obiettivo delle manovre russe non è salvare il Donbass, che è stato distrutto dalla guerra voluta dal Cremlino, ma – come nel 2014 – lanciare un avvertimento all’Ucraina perché non entri nella Nato e ricordare all’occidente che alla fine dei conti, tutte le sue sanzioni e le sue lezioni di morale non possono competere con i mezzi corazzati di Mosca nel suo cortile.

Vladimir Putin sta anche rispondendo al nuovo presidente statunitense Joe Biden e distogliendo l’attenzione dai problemi economici della Russia e dalla persecuzione del leader dell’opposizione Aleksej Navalnij e dei suoi alleati, e allo stesso tempo sta cercando di raccogliere consensi in vista delle elezioni parlamentari che si svolgeranno in autunno.

La posizione di Zelenskij è stata danneggiata dalla sua incapacità di rispettare l’impegno a schiacciare la corruzione e a mettere fine al conflitto. Recentemente il presidente ha adottato la linea dura contro i politici e i mezzi d’informazione filorussi in Ucraina nell’apparente tentativo di migliorare la sua immagine. I timori di uno spargimento di sangue nel Donbass hanno riportato il suo paese al centro dell’attenzione internazionale e ne hanno fatto un simbolo per la nuova amministrazione statunitense e per i suoi alleati.

Putin e Zelenskij, dunque, vedono la possibilità di guadagnare capitale politico e segnare punti diplomatici grazie all’aumento delle tensioni nel Donbass. Ma è un gioco molto pericoloso: lungo una linea del fronte che si snoda tra città e villaggi, basta un piccolo errore perché le granate sparate da pezzi d’artiglieria vecchi e imprecisi finiscano per colpire un palazzo o una fabbrica, provocando una sanguinosa spirale di conseguenze non volute. ◆ gac

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Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati