“Tra la religione e lo sviluppo economico c’è un legame? Questa domanda tormenta i ricercatori da più di un secolo, da quando Max Weber pubblicò il suo famoso saggio L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung. “Da qualche anno i dati elaborati dagli storici dell’economia hanno permesso di dare delle risposte, in parte sorprendenti, alla questione”. Sascha O. Becker, economista della Monash business school di Melbourne, in Australia, e Ludger Wößmann, docente di economia dell’università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera, hanno studiato i distretti a maggioranza protestante della Prussia intorno al 1871, che avevano un tenore di vita più alto rispetto ai distretti a maggioranza cattolica. Secondo i due studiosi, questa differenza non è dovuta al protestantesimo o alla famosa “etica protestante del lavoro” di Weber. “Il merito è degli sforzi dei protestanti di far leggere la Bibbia direttamente in tedesco”. Fu per questo che nei distretti protestanti il grado di alfabetizzazione crebbe velocemente, “dando un vantaggio che produsse i suoi effetti benefici anche in campo economico. Il maggiore benessere dei protestanti, quindi, fu una sorta di effetto collaterale della riforma luterana”. Ma bisogna aggiungere, conclude il quotidiano, che influì anche “la discriminazione delle minoranze – in particolare dei cattolici dei territori polacchi all’epoca inglobati nella Prussia – da parte della borghesia colta protestante”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1405 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati