Silber organizza il suo nuovo romanzo come una serie di storie interconnesse, cosa che consente ai vari personaggi di abitare pienamente le proprie narrazioni e di dare spazio alle vite che s’intersecano o corrono parallele alla loro. Il romanzo è diviso in tre parti. La prima è narrata in prima persona da Reyna, il cui fidanzato, Boyd, sta scontando una pena a Rikers Island. Questa informazione ci è data, la prima volta, come dettaglio tangenziale nel capitolo di apertura che riguarda principalmente la zia di Reyna, Kiki, che da giovane viveva in Turchia con il marito, Osman. Appena pensiamo di aver capito la tecnica narrativa, che ci porta nella vita di Reyna attraverso le sue relazioni, comincia la seconda parte, fatta di storie in terza persona che sembrano spostarsi sempre più lontano da Reyna. Poi, con uno strattone narrativo, torniamo al mondo di Reyna, e da lì alla sezione finale del romanzo – che è, ancora una volta, la narrazione di Reyna. Ma ora lei e il suo mondo ci appaiono in modo diverso, perché siamo passati attraverso tutte le altre storie che intersecano la sua, sia letteralmente sia tematicamente. Un romanzo di grande ricchezza, saggezza e immensa piacevolezza. Silber ci mostra quanto siamo vicini all’abisso, ma si dedica anche alla gioia, in particolare la gioia che proviene dalle relazioni intime. A un certo punto del romanzo un personaggio si trasforma ricevendo una notevole quantità di denaro da una fonte anonima. Non sono solo i soldi in sé, ma la convinzione che provengano da un ex fidanzato a sollevarla dal suo abisso. “Guarda cosa ha fatto l’amore, anche se non l’ha fatto”, osserva Reyna, che conosce la verità sui fatti. La sua frase, perfetto bilanciamento di celebrazione e ironia, cattura gran parte del fascino di Tutte le conseguenze. Kamila Shamsie, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati