Juliet e Michael Partlow sono da mesi in un viaggio programmato di un anno nel mar dei Caraibi con la figlia di sette anni e il figlio di due. È stato il porto sicuro dei sobborghi del Connecticut a rivelare ai Partlow le linee di frattura del loro matrimonio. Juliet è una studiosa di lettere incline alla depressione (alquanto minacciosamente, la sua materia di specializzazione è la casalinga-poeta Anne Sexton, suicida a 45 anni). Michael è un uomo d’affari maniaco del lavoro con tendenze libertarie. La vita domestica ha ampliato i loro disaccordi filosofici e politici, trasformandoli in infelici cliché: il marito prepotente, la moglie lamentosa. L’avventura in barca a vela è il loro tentativo di invertire la rotta. Sappiamo dall’inizio della narrazione di Juliet che il viaggio è finito male e Michael è assente, anche se non sappiamo perché. I suoi ricordi si alternano a pagine del diario di Michael. Nei momenti migliori, La sposa del mare raggiunge un delizioso equilibrio tra il reale e il metaforico. Sam Sacks, The Wall Street Journal
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Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati