Nata a Tiksi, una piccola città sulla costa settentrionale della Siberia, Evgenia Arbugaeva negli ultimi dieci anni ha fotografato gli abitanti delle regioni artiche della Russia. Per la sua nuova serie Chukotka, realizzata tra il 2018 e il 2019, ha visitato la comunità del popolo čukči, che vive nella zona rurale di Enurmino, nel circondario autonomo della Čukotka.

“I čukči hanno un legame spirituale molto forte con la terra e il mare”, dice la fotografa. “Da millenni si affidano alla caccia per il loro sostentamento. La carne di balena e di tricheco è alla base della loro dieta. Oggi possono continuare a cacciare secondo le quote annuali internazionali. Solo così riescono a sopravvivere in un ambiente ostile”.

Nelle sue immagini Arbugaeva mescola lo stile documentario con il realismo magico, creando visioni oniriche e fiabesche. Ma la realtà che racconta è anche quella drammatica di un territorio minacciato dalla crisi climatica, dove il ghiaccio si sta sciogliendo a una velocità senza precedenti: “Quando ho scattato la foto del tricheco sulla porta della capanna ho provato angoscia. Gli effetti del cambiamento climatico sulla vita di questi animali sono chiari. Con il mio lavoro spero di mostrare la capacità di resistenza degli indigeni, ma anche la fragilità della natura e delle sue creature”. ◆

una balena grigia catturata dai cacciatori, settembre 2018. Nel viaggio di ritorno da una battuta di caccia, secondo la tradizione degli antenati, i čukči non parlano tra loro, ma si rivolgono mentalmente alla balena, chiedendole perdono e spiegando che la caccia è stata necessaria per la sopravvivenza della loro comunità.
un cacciatore è di guardia per controllare che gli orsi bruni non si avvicinino alla tenda durante una battuta di pesca, settembre 2018.
una casa a Enurmino, una delle zone più settentrionali della Čukotka, sulla costa del mare dei Čukči. La maggior parte delle case sono state costruite dai sovietici negli anni cinquanta e da allora non sono mai state restaurate.
Vika Taenom indossa un abito tradizionale chiamato kamleika mentre fa le prove di una danza tradizionale nel centro culturale di Enurmino. Molti balli del popolo čukči imitano i movimenti degli animali. Questo evoca il movimento di uccelli come oche, anatre e gabbiani.
Ho passato due settimane in una capanna di legno non lontano da Enurmino, con uno scienziato che studiava i trichechi. Per tre giorni non siamo potuti uscire perché eravamo circondati da una colonia di centomila trichechi del Pacifico arrivati sulla costa durante la loro migrazione. Si erano fermati lì perché non avevano trovato ghiaccio su cui riposare”, racconta la fotografa. “I movimenti e le lotte che facevano tra loro facevano tremare la capanna. Il suono dei loro versi era molto forte; la notte era difficile dormire. All’interno della capanna la temperatura era aumentata per il calore emanato dagli animali all’esterno”.
Da sapere
Il progetto

Evgenia Arbugaeva è nata nel 1985 a Tiksi, sulla costa del mare di Laptev, nella Russia siberiana settentrionale. Con il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1991, si trasferì con la sua famiglia a Jakutsk, in Jacuzia. Oggi vive a Londra, ma torna spesso nei luoghi in cui è nata. La serie Chukotka fa parte del progetto Hyperborea, che Arbugaeva ha cominciato nel 2013. È composto da quattro capitoli dedicati alla vita nell’artico russo. La serie è stata realizzata grazie al sostegno del National Geographic society storytelling fellowship.

Il 17 marzo 2021 sul sito della Photographers’ gallery di Londra si può seguire l’incontro con le curatrici della mostra Evgenia Arbugaeva: HyperboreaStories from the russian Arctic, attualmente chiusa a causa della pandemia.


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Questo articolo è uscito sul numero 1399 di Internazionale, a pagina 68. Compra questo numero | Abbonati