Nata a Tiksi, una piccola città sulla costa settentrionale della Siberia, Evgenia Arbugaeva negli ultimi dieci anni ha fotografato gli abitanti delle regioni artiche della Russia. Per la sua nuova serie Chukotka, realizzata tra il 2018 e il 2019, ha visitato la comunità del popolo čukči, che vive nella zona rurale di Enurmino, nel circondario autonomo della Čukotka.
“I čukči hanno un legame spirituale molto forte con la terra e il mare”, dice la fotografa. “Da millenni si affidano alla caccia per il loro sostentamento. La carne di balena e di tricheco è alla base della loro dieta. Oggi possono continuare a cacciare secondo le quote annuali internazionali. Solo così riescono a sopravvivere in un ambiente ostile”.
Nelle sue immagini Arbugaeva mescola lo stile documentario con il realismo magico, creando visioni oniriche e fiabesche. Ma la realtà che racconta è anche quella drammatica di un territorio minacciato dalla crisi climatica, dove il ghiaccio si sta sciogliendo a una velocità senza precedenti: “Quando ho scattato la foto del tricheco sulla porta della capanna ho provato angoscia. Gli effetti del cambiamento climatico sulla vita di questi animali sono chiari. Con il mio lavoro spero di mostrare la capacità di resistenza degli indigeni, ma anche la fragilità della natura e delle sue creature”. ◆
◆Evgenia Arbugaeva è nata nel 1985 a Tiksi, sulla costa del mare di Laptev, nella Russia siberiana settentrionale. Con il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1991, si trasferì con la sua famiglia a Jakutsk, in Jacuzia. Oggi vive a Londra, ma torna spesso nei luoghi in cui è nata. La serie Chukotka fa parte del progetto Hyperborea, che Arbugaeva ha cominciato nel 2013. È composto da quattro capitoli dedicati alla vita nell’artico russo. La serie è stata realizzata grazie al sostegno del National Geographic society storytelling fellowship.
Il 17 marzo 2021 sul sito della Photographers’ gallery di Londra si può seguire l’incontro con le curatrici della mostra Evgenia Arbugaeva: Hyperborea – Stories from the russian Arctic, attualmente chiusa a causa della pandemia.
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Questo articolo è uscito sul numero 1399 di Internazionale, a pagina 68. Compra questo numero | Abbonati