Jivan, una giovane musulmana, legge sul suo telefono di un attacco terroristico in una stazione ferroviaria vicino alla baraccopoli di Calcutta, dove vive. Più di cento persone sono state uccise nell’incendio. Pubblica una domanda, semplice, precisa, istintiva: “Se la polizia non ha aiutato le persone comuni come te e me, se la polizia le ha guardate morire, non significa che anche il governo è un terrorista?”. La sua domanda si diffonde sui social network come un incendio in un bosco. Contro di lei piovono accuse mostruose. La peggiore è che stesse chattando con qualcuno che secondo la polizia è un noto reclutatore di terroristi. È spedita in prigione in attesa di giudizio. Il destino di Jivan è nelle mani di due persone che potrebbero garantire per lei. Una di loro è Lovely, una giovane hijra (un’antica categoria di persone intersessuali e transgender in India) a cui Jivan dà lezioni di inglese. L’altra è un insegnante di educazione fisica noto come Pt Sir. Entrambi aspirano a cambiare le loro vite: Lovely sta prendendo lezioni di recitazione per diventare una star del cinema; Pt Sir, serio ed efficiente, è corteggiato da un partito politico che vuole conservare un’immagine di legge e ordine. Il romanzo è sia un thriller poliziesco, in cui Jivan combatte per evitare l’esecuzione, sia un dramma morale: le sue vecchie conoscenze rischieranno le loro carriere fiorenti per difendere una donna musulmana denigrata? Tutti i personaggi di Megha Majumdar sono attratti da gadget ed elettrodomestici che possono aiutarli a trascendere l’ambiente circostante. I loro telefoni offrono l’accesso a un’altra vita, moderna e urbana, individualista ma connessa, vivace e veloce anziché tradizionale. Questo altro regno è solo una fantasia? Più Calcutta cambia, più rimane la stessa. Le voci si diffondono come virus. L’odio antimusulmano può essere scatenato dal nulla. Gli abitanti dei villaggi sono abbindolati da promesse di riforma. In mezzo a tutto questo c’è una donna che sogna la classe media. Costruito in modo impeccabile e avvincente, Un incendio è uno splendido esordio.
Sukhdev Sandhu, The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1399 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati