◆ Quando nel gennaio del 1915 l’esploratore britannico Ernest Shackleton e il resto dell’equipaggio persero la nave Endurance, che s’incagliò tra i ghiacci del mare di Weddell, le loro possibilità di sopravvivenza erano scarse. I 28 uomini trascorsero mesi alla deriva su dei banchi di ghiaccio e su tre scialuppe prima di avvistare terra. L’isola disabitata su cui sbarcarono è nota oggi come isola Elephant, forse perché la forma ricorda la testa di un elefante.

Shackleton e compagni sbarcarono a capo Valentine, nella parte est dell’isola, ma si trasferirono presto nel più accogliente Point Wild, che prende il nome da un membro dell’equipaggio, Frank Wild. Il 24 aprile 1916, avendo perso la speranza di essere soccorsi da navi di passaggio, Shackleton s’imbarcò con cinque compagni su una scialuppa per cercare aiuto. Quattro mesi e mezzo dopo fecero ritorno sull’isola con una nave e salvarono i 22 uomini rimasti.

Quest’immagine, scattata dal satellite Landsat 8 della Nasa, mostra l’isola, che si trova 250 chilometri a nordest della penisola Antartica. Le vette più alte, i monti Pendragon (970 metri) ed Elder (945 metri), sono nella parte meridionale dell’isola. Nella parte centrale c’è il ghiacciaio Endurance, che si muove in direzione sudest. Sull’isola, che oggi ospita una piccola stazione di ricerca, la vegetazione è scarsa e la fauna è costituita da foche e pinguini.–Kasha Patel (Nasa)

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Questo articolo è uscito sul numero 1395 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati