Anche di fronte al peggioramento della situazione sanitaria, per ora il governo di Parigi non vuole attuare quelle “misure difficili” che fino a poco tempo fa il consiglio scientifico considerava inevitabili. L’11 settembre il primo ministro Jean Castex ha escluso un ritorno anche parziale al _ lockdown_, insistendo nel mantenere la strategia adottata da maggio: contenere il virus e allo stesso tempo favorire la ripresa dell’attività economica, sociale, culturale e formativa.

Dal rientro dalle vacanze i segnali d’allarme si moltiplicano: non solo il virus si diffonde più rapidamente, ma cresce anche il numero di persone ricoverate in ospedale. Come a marzo, gli anziani sono i più fragili, mentre molti giovani sono asintomatici. In un momento in cui la situazione è grave in 42 dipartimenti e preoccupa a Marsiglia, Bordeaux e nella Guadalupa, Castex ha giocato la carta della collaborazione con le autorità locali, lanciando un appello al “senso di responsabilità di ognuno”.

S’insiste sul miglioramento degli strumenti che già ci sono, cioè tracciare e isolare i casi positivi. Le file per sottoporsi ai test si allungano, ma saranno istituite fasce orarie per privilegiare le persone con più necessità, il sistema di tracciamento sarà rafforzato grazie a duemila assunzioni e i quattordici giorni d’isolamento saranno ridotti a sette, con più controlli. Il governo cerca di evitare le misure coercitive che peserebbero sul morale dei cittadini e allargherebbero le fratture del paese. I francesi hanno capito che dovranno convivere a lungo con il covid-19, e il governo comincia a capire che il suo piano di rilancio è fallito. ◆as

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1376 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati