Il dolore
delle donne

◆ Condivido pienamente quanto affermato nell’articolo che parla di come la medicina occidentale tratta il dolore delle donne (Internazionale 1372). Al dolore dell’uomo segue sempre automaticamente una cura, perché mai non dovrebbe essere reale? Quello della donna continua a essere psicanalizzato, messo in relazione a fattori fisico-psichici. In modo assolutamente ingiusto, da tale interpretazione dipenderà l’esistenza o meno di una cura o anche più semplicemente di una strategia preventiva per lenire il malessere. Come ribadisce Elizabeth Barnes nell’articolo, il dolore è dolore. La donna, come l’uomo, oltre a essere creduta, deve essere informata e poter scegliere se soffrire o no. Purtroppo la credibilità femminile non è scontata, deve essere conquistata con l’aiuto di movimenti o petizioni. Quando queste battaglie non saranno più necessarie, significherà che il dolore di uomini e donne è finalmente trattato nello stesso modo. Una bella vittoria contro quella che di fatto
è una discriminazione di genere.
_Morgana Cartarasa _

Due architetti
sulla Luna

◆ Sono rimasto colpito dall’indifendibile leggerezza dell’articolo sugli architetti danesi che progettano moduli abitativi extraterrestri (Internazionale 1372). In qualità di dottore di ricerca in astrofisica ho quotidianamente a che fare con missioni spaziali. Il mondo dell’industria spaziale non sarebbe “rimasto al palo” se la SpaceX non avesse dimostrato che solo i ricchi possono sperare di andare un giorno – forse – sulla Luna o altrove. Questa lettura trionfalistica della privatizzazione dello spazio dimentica che di questo passo non saranno i “normali cittadini”, bensì pochi miliardari a potersi permettere costose escursioni interstellari. In maniera analoga, l’articolo trascura una questione di fondo, non solo per la progettazione di un’abitazione spaziale ma per l’architettura in generale: per chi sono pensate le nuove, futuristiche capsule descritte nell’articolo? Con quali costi? Sono pensate per essere riproducibili in larga scala o, al contrario, per essere costose scatolette di lusso super accessoriate? La divisione in classi sociali plasma già le vite – e le soluzioni abitative – di miliardi di persone sul pianeta Terra. Forse per un nuovo pianeta dovremmo aspirare a qualcosa di meglio. 
Alfredo Luminari

Errata corrige

◆ Su Internazionale 1373, nell’articolo a pagina 32, il nome della città libica è Zawiya.

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Questo articolo è uscito sul numero 1374 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati